Il nostro smartphone ci ascolta! Il Garante Privacy indaga sulle app “ruba dati”
Un fenomeno sempre più diffuso, che sembrerebbe causato anche dalle app che scarichiamo sui nostri cellullari.
Nel momento in cui si parla di un qualsiasi argomento, ecco comparire le varie pubblicità sul nostro cellulare.
Adesso però c’è la prima inchiesta del Garante Privacy, con la Guardia di Finanza, sulle principali app per capire – anche guardando all’informativa privacy – se tengono il microfono aperto a scopo di profilazione pubblicitaria di ciò che diciamo.
Così il Garante Privacy ha deciso di avviare un’indagine a riguardo per permettere ad utenti e consumatori di fare scelte libere e consapevoli.
Un fenomeno sempre più diffuso, che sembrerebbe causato anche dalle app che scarichiamo sui nostri cellullari. Per questo motivo il Garante Privacy ha avviato un’indagine sulle app “ruba dati” e sul mercato dei dati. “Molte app – spiega il Garante – tra le autorizzazioni di accesso che richiedono al momento del download sul nostro smartphone, inseriscono anche l’utilizzazione del microfono. Una volta che si accetta, senza pensarci troppo e senza informarsi sull’uso che verrà fatto dei propri dati, il gioco è fatto”.
Il Garante Privacy ha avviato l’indagine dopo che un servizio televisivo e diversi utenti hanno segnalato che basterebbe pronunciare alcune parole sui loro gusti, progetti, viaggi o semplici desideri per vedersi arrivare sul cellulare la pubblicità di un’auto, di un’agenzia turistica, di un prodotto cosmetico.
L’Autorità, ha avviato un’istruttoria, in collaborazione con il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, che prevede l’esame di una serie di app tra le più scaricate e la verifica che l’informativa resa agli utenti sia chiara e trasparente e che sia stato correttamente acquisito il loro consenso.
La nuova attività del Garante si affianca a quella già avviata sulla semplificazione delle informative, attraverso simboli ed immagini, affinché gli utenti e i consumatori siano messi nelle condizioni di fare scelte libere e consapevoli.
L’Autorità ha avviato un’istruttoria, in collaborazione con il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, al fine di esaminare una serie di app tra le più scaricate.
Lente di ingrandimento dunque sulle app che richiedono di accedere al microfono dello smartphone per essere installate. Dietro tale precondizione, che a volte può sembrare immotivata rispetto alle effettive finalità dei servizi, potrebbe infatti nascondersi la volontà di sottrarre agli utenti dati personali ascoltandone di nascosto le conversazioni.
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