CIVILE
PROCESSO TRIBUTARIO TELEMATICO
Giustizia tributaria, giudici ancora senza e-firma
Deposito telematico e firma digitale per le sentenze delle commissioni tributarie: con delibera del 22 aprile, il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria ha fornito le linee guida per il deposito da remoto dei provvedimenti in questo periodo di emergenza, ma solo per i giudici già in possesso personalmente di firma digitale.
In sostanza, relatore e presidente del collegio dovranno scambiarsi tramite mail la sentenza firmata digitalmente, che sarà poi inviata al segretario della commissione per la propria sottoscrizione digitale. Le sentenze saranno così depositate e disponibili per le parti.
La delibera è certamente utile perché potrebbe contribuire a sbloccare l’attuale stasi della giustizia tributaria.
Il documento, in ogni caso, offre lo spunto per alcune considerazioni di ordine più generale. Innanzitutto, si apprende che a oggi, dopo quasi un anno di processo tributario telematico obbligatorio, ai giudici non è stato fornito il dispositivo per la firma digitale. Tanto è che la delibera si rivolge a quei giudici che già ne siano in possesso, per ragioni personali. Vi è quindi da sperare, per il deposito delle sentenze in questo periodo, che sia il relatore, sia il presidente, siano dotati a livello personale di questi dispositivi e che, come rileva la delibera, se il relatore abbia una firma “Cades” anche il presidente sia casualmente dotato della medesima tipologia, altrimenti (dispositivo Pades) non si potrà firmare nulla.
In ogni caso, dal documento si apprende che le competenti articolazioni del ministero dell’Economia si stanno adoperando per la fornitura di kit di firma digitale remota, nei mesi di giugno e luglio 2020, dando precedenza a chi non possiede analogo dispositivo personale.
La circostanza appare quanto meno singolare atteso che, agli stessi giudici (cui non è stato fornito neanche un dispositivo di firma digitale) viene ordinariamente chiesto di assumere decisioni di svariati milioni di euro. Basti considerare (ultimo rapporto Mef) che solo le nuove cause intervenute nell’ultimo trimestre 2019 nei due gradi, ammontano a circa 6,3 miliardi (quasi una finanziaria), cui andrebbero aggiunti gli altri trimestri del 2019 e gli anni passati.
È poi singolare che, mentre l’agenzia delle Entrate, parte del processo e posta, teoricamente, allo stesso livello del contribuente, la scorsa settimana abbia emanato una condivisibile circolare, in cui individua i procedimenti sospesi e quelli da trattare in via d’urgenza, il Consiglio della giustizia tributaria, invece, si preoccupi, a meno di 20 giorni dalla fine della sospensione, delle modalità di firma digitale delle decisioni: in buona sostanza, una volta sottoscritte dal relatore, le sentenze sono inviate via mail al presidente e al segretario per le rispettive firme.
Da segnalare, infine, che ad oggi non risultano assunte, almeno ufficialmente, iniziative a livello nazionale sulle modalità per lo svolgimento delle udienze a distanza. In altre giurisdizioni invece tali udienze stanno già diventando una realtà, nonostante la normativa sul processo telematico tributario, a differenza di altri processi, le prevedesse espressamente.
fonte Sole 24 ore
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