Conto cointestato, cosa accade in caso di decesso del contitolare?
La Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza che riguarda i conti cointestati, gli obblighi della bancale e lespettanze degli eredi Il 19 Marzo 2021 un’ordinanza della Corte di Cassazione è intervenuta sul tema del conto corrente cointestato nel caso di decesso di uno dei contitolari.
Conto cointestato a firma congiunta o disgiunta
Quando uno dei cointestatari di un conto corrente decede, possono accadere due cose differenti a seconda della modalità di firma. Nel caso di una firma disgiunta, chi resta in vita ha piena libertà di azione sul conto. Se la firma è congiunta, chi è ancora in vita non può fare nulla prima che la banca completi la procedura di successione.
Conto cointestato e decesso: arriva una sentenza storica
Il 19 marzo 2021 la Corte di Cassazione ha stabilito che in caso di conti cointestati con firma disgiunta, qualora una delle persone contitolari morisse, l’altra avrebbe il diritto di chiedere l’adempimento dell’intero saldo del libretto di deposito a risparmio, ‘liberando’ la banca verso gli eredi del contitolare deceduto.
Nel caso in questione specifico, i giudici della Corte hanno giudicato inammissibile il ricorso avanzato delle figlie-eredi nei confronti del compagno della madre deceduta e sono state condannate al rimborso delle spese legali (2.500 euro).
Alla morte della donna, infatti, il compagno aveva svuotato il conto, prelevando tutto e senza che la banca vi si opponesse. Così, le figlie hanno iniziato un’azione legale contro la banca per ottenere la quota di eredità. Ma la Cassazione ha respinto il ricorso dato che il conto corrente cointestato era a firma disgiunta: il contitolare vivo, dunque, poteva effettivamente prelevare l’intero importo.
Ecco dunque che la sentenza sottolinea l’obbligo della banca di permettere al singolo cointestatario rimasto in vita di disporre in libertà dell’intera somma presente nel conto. Resta comunque il fatto che l’istituto bancario debba verificare la correttezza di questo scenario in relazione ai rapporti tra il cointestatario ancora vivo e gli eredi di quello deceduto.
Ciò significa che nel caso di un conto corrente cointestato a due persone, ognuno ha diritto a un 50% del totale. Alla morte di uno dei due, quindi, il 50% appartenente al defunto andrà restituito agli eredi. La sentenza dunque non permette agli eredi di agire contro la banca: possono rivalersi solo sul cointestatario che, nel caso di specie, ha prelevato l’intera somma, anche quella destinata agli eredi.
In pratica, se il deposito bancario viene intestato a più persone, con facoltà per le medesime di compiere, sino all’estinzione del rapporto, operazioni, attive e passive, anche disgiuntamente, si realizza una solidarietà del lato attivo dell’obbligazione che sopravvive alla morte di uno dei contitolari, cosicché il contitolare ha diritto di chiedere, anche dopo la morte dell’altro, l’adempimento dell’intero saldo del libretto di deposito a risparmio e l’adempimento così conseguito libera la banca verso gli eredi dell’altro contitolare.
D’altronde però la normativa che riguardante le successioni dal punto di vista fiscale impone alle banche di non autorizzare pagamenti e atti di disposizione sulle somme presenti sul conto finchè non sia fornita la dichiarazione di successione. Solitamente la procedura applicata dalle banche è di bloccare il conto in attesa della dichiarazione di successione o in alcuni casi di consentire al cointestatario superstite il prelievo soltanto della metà del saldo del conto corrente, bloccando l'altra metà che teoricamente spetta agli eredi. Deve però trattarsi in quest'ultimo caso di cointestatario effettivo del conto, nel senso che deve aver effettivamente contribuito all'alimentazione del conto con redditi propri. Nei casi di cointestazione per motivi solo gestionali la banca normalmente blocca il conto per l'intero importo del saldo.
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